Metal Gear Solid V: The Phantom Pain.
Fin da quando venne annunciato da Hideo Kojima, il mio hype per questo titolo fu fin da subito fortissimo, complice anche l’enorme capacità di quella vecchia volpe di Kojima nel creare aspettative a ogni sua opera.
Arrivare a creare una casa di sviluppo sconosciuta, spacciarsi per un’altra persona con il viso bendato e mostrare all’improvviso il trailer del progetto Ground Zeroes/ Phatom Pain smascherandosi davanti a tutti la reputo una delle trovate più divertenti e riuscite nel far parlare un suo titolo.
Comunque, da buon fan di Metal Gear, il piccolo teatrino messo su da Hideo non è stato l’unico motivo ad avermi creato una voglia irresistibile nel mettere le mani su The Phantom Pain, lo stesso Ground Zeroes lo considero uno degli elementi principali.
L’idea di dividere il progetto in due, con un prologo ideato per introdurre al gioco vero e proprio, è una mossa che può far storcere il naso a molti ma che, se la mettiamo in termini commerciali, è geniale. Il poter provare un assaggio di ciò che verrà, supportato dall’ottima qualità che, sempre, Kojima mette nelle sue opere, ha aumentato ancora di più in me la voglia di giocare un titolo che sembra essere una vera e propria rivoluzione.
Cosa mi aspetto quindi da Metal Gear Solid V: The Phantom Pain?
Sul piano del gameplay, come appena accennato, una vera e propria rivoluzione del sistema di gioco della serie Metal Gear Solid.
L’aver sviluppato il gioco come un open world è un enorme passo fatto da Fox Production nei confronti della serie: poter muoversi in un intero mondo senza vincoli e senza limitazioni permetterà una immedesimazione nei panni di Snake maggiore, così come la sensazione di libertà in termini di giocabilità.
La possibilità di approcciarsi alle missioni in qualunque modo e da ogni direzioni apre infatti un’enorme strada ai modi in cui potrà essere vissuto il gioco: milioni di possibilità per entrare di nascosto, creare il caos, sfruttare l’ambiente attorno a noi. Un enorme cambiamento se pensiamo ai primi tre Metal Gear Solid, con la telecamera dall’alto che ci limitava la visione e con la possibilità di mimetizzarci nell’ambiente tramite le tute mimetiche o i travestimenti.
Lo stesso sigaro, mezzo utilizzato da Snake per far passare il tempo, è uno degli elementi che aspetto e tengo in gran considerazione: poter decidere di far passare le ore per entrare al momento giusto in azione renderà unica ogni sessione di gioco.
Potremo decidere se fare tutte le missioni di notte trovandoci bene nell’oscurità, aspettare che piova o che arrivi una tempesta di sabbia per limitare la visuale delle guardie. Potremmo decide agire subito in modo impulsivo e rapido, utilizzando macchine o esplosivi trovati in giro. Tutto scegliendo di fumare un sigaro al momento più opportuno.
In poche parole, Kojima ci permetterà con la sua opera mettere la nostra impronta sul suo titolo. Anche se Snake cambierà e si modificherà col procedere degli eventi, saremo noi a farlo muovere, pensare e agire in ogni sua missione, in una maniera decisamente più forte rispetto ai precedenti capitoli.
Per questo mi attendo anche una grande giocabilità da parte del titolo, insieme a delle modifiche per quanto riguarda il comportato sthealt: la prima impressione data con Ground Zeroes è stata buona, nonostante i cambiamenti e il sistema di “scoperta” dei nemici, ma da ciò che Kojima ha fatto trapelare in questi ultimi mesi penso che sarà migliore sotto questo aspetto.
Mi aspetto di conseguenza una intelligenza artificiale migliorata e più reattiva vista la vastità del mondo di gioco, anche se i livelli di Ground Zeroes sono riusciti a soddisfarmi.
Sul piano registico invece ho piena fiducia nelle mani di Kojima, il suo passato e i suoi precedenti parlando per se.
Per quanto riguarda la trama di Phatom Pain, mi aspetto che il livello si attesterà sempre ai livelli dei precedenti capitoli. Kojima è sempre stato bravo a gestire la trama della sua opera, per questo mi fido ciecamente che il lavoro anche su questo capitolo sarà egregio.
Inoltre, la direzione che Hideo ha fatto prendere alla sua saga dopo Metal Gear Solid 4 non mi fa preoccupare di possibili rovine o cambiamenti tragici: sappiamo già bene che succederà a Big Boss dopo questo capitolo, i cui avvenimenti e precedono l’incidente a Outer Heaven in Metal Gear, e conosciamo anche che fine faranno molti personaggi storici presenti in Phatom Pain, come Miller.
Quindi, su questo fronte, penso di poter essere sicuro che la storia non subirà modiche troppo importanti, andando a danneggiare tutto ciò che Kojima ha costruito negli anni, come succede con molte altre serie videoludiche. Piuttosto, mi aspetto molte spiegazioni e delucidazioni su tutti quei punti ancora oscuri della serie : Quiet, l’evoluzione di Ocelot, la figura fiammeggiante decisamente simile a Volgin, la prima comparsa di Psyco Mantis, la trasformazione definitiva di Snake nel Big Boss che conosciamo, Skull Face, i Patriots. I misteri e i personaggi da mostrare sono ancora tanti, ma reputo che Kojima farà lo stesso buon lavoro che abbiamo visto in Metal Gear Solid 4, riuscendo a far venire tutti i nodi al pettine.
Infine, mi aspetto che Metal Gear Solid V: The Phantom Pain sarà l’ultimo grande regalo che Kojima donerà ai fan di Metal Gear. Questo sarà infatti l’ultimo capitolo della serie diretto dal suo creatore, l’ultimo Metal Gear Solid. Ed è quindi una sensazione strana, vedere una delle serie con cui sono cresciuto come videogiocatore arrivare alla sua conclusione. E’ una cosa speri che non succeda ma che deve comunque accadere, e spero quindi che sia un lungo, meraviglioso addio come con Metal Gear Solid 4.