Quando il soft (molto soft) porn incontra i videogiochi cosa mai si potrebbe ottenere? Ci si potrebbe aspettare di certo un prodotto mediocre che fa del suo punto di forza il pure e semplice fanservice, ci si aspetta un titolo finale senza un’anima e senza consistenza che mira solo ad un pubblico di trastullatori anonimi.
Con queste aspettative e qualche speranza in saccoccia dovuta al trailer di gioco ci siamo tuffati all’interno del mondo di Uncraft World, un mondo pieno di insidie, pixel colorati e donnine seminude.
Vecchio stile
Non inizieremo a parlare di questo titolo in maniera consueta, bensì vi forniremo una piccola retrospettiva sul mondo videoludico in generale volgendo lo sguardo al passato e a certe vecchie glorie che hanno permesso ai videogiochi di essere quello che sono oggi.
Perché vi starete chiedendo? Semplicemente perché, nel gameplay, Uncraft World strizza l’occhio al passato offrendo un’esperienza di gioco così old school da far sorridere i più vecchiotti fra i videogiocatori.
Ricordate i tempi in cui all’interno di un titolo era richiesta un’abilità da parte del videogiocatore unica? Ricordate quando i livelli di gioco erano costellati di segreti, piccoli passaggi e oggetti collezionabili da scoprire con il sudore della fronte?
Certo, titoli del genere esistono anche nel nostro presente anche se, obbiettivamente, sono pochi rispetto al passato o meglio, vendono meno rispetto ad altri.
Vagare per interi minuti in una zona perché si è visto un oggetto particolare e lo si vuole raggiungere a tutti i costi, sbattere con il muso contro ogni muro nella speranza di trovare un passaggio segreto che ci regalerà qualche soddisfazione, anche minima, è qualcosa che stiamo man mano perdendo andando avanti con gli anni.
Si è persa forse la voglia di esplorare e di ricercare, con non poche difficoltà, di scoprire qualcosa di nuovo e di meraviglioso prima di qualcun altro, si è persa, forse, la voglia di sfida.
Ecco, Uncraft World è proprio un ritorno a queste origini, un ritorno ad un passato videoludico che forse un po’ di mancava…
Ma perché essere nostalgici, fare il “nonno” della situazione proprio con questo titolo visto che, come già detto, esempi di questo genere esistono (Yoshi’s Woolly World ne è un esempio) anche oggi?
Perché Uncraft World ha voluto osare leggermente di più e scoprirete, assieme a noi, come.
C’è la strana tendenza, oggi, a ricreare, a volte, dei titoli che strizzano l’occhio al passato consapevoli però che il target dei videogiocatori è cambiato notevolmente quindi, spesso e volentieri, questi titoli sono infarciti di aiuti che rendono l’esperienza più semplice per chi vuole affrontarla in maniera rilassata.
Uncraft World elimina questa possibilità: siamo di fronte ad un titolo che, semplicemente, appartiene per quel che riguarda il gameplay ad un’altra epoca.
Tutto è semplicissimo: andare dal punto A al punto B del livello passando per i vari checkpoint sparsi qua e là.
Niente di più banale eppure, dietro quest’apparente semplicità, si nascondono insidie e sfide degne di questo nome che contribuiranno a rendere l’esperienza un’imprecazione continua anche se incredibilmente appagante.
I controlli sono anch’essi molto semplici: ci si muove a destra e a sinistra e si usa un jetpack per muoversi in alto, il jetpack ha una sua durata che si resetterà ogni volta che poggiamo i piedi per terra oppure ogni volta che prenderemo delle sfere speciali che ci daranno carburante in volo.
Tutto qui.
Eppure, da un’idea così semplice e banale può essere creato un titolo piuttosto valido e capace di garantire ore di divertimento oltre che un livello di sfida piuttosto alto ma ben bilanciato.
Tutto sta al designer: combinare tutti questi elementi in maniera perfetta per garantire un’esperienza quantomeno piacevole.