The Butterfly Effect - la Recensione di Until Dawn

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The Butterfly Effect

Tutto ha inizio con l’impercettibile battito d’ali di una farfalla che svolazza in giardino. Settimane, o addirittura mesi dopo quell’istante, secondo alcune scuole di pensiero, potrebbe avere origine un catastrofico uragano dall’altra parte del mondo.

Ciò che a prima vista può apparire come fantascienza è in realtà il fondamento del cosiddetto Effetto Farfalla: la teoria secondo la quale persino la più insignificante variazione nel passato può influenzare e stravolgere pesantemente il futuro anche a distanza di anni.

Supermassive Games ha, con grande perizia, messo al mondo un titolo dai marcati connotati horror che fa proprio di questa teoria del caos il suo punto di forza: Until Dawn.

Presentato a giugno all’E3 di Los Angeles, Until Dawn ha visto la luce durante l’ultima settimana di agosto, quando è stato rilasciato da Sony Computer Entertainment in esclusiva per Playstation 4.

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Trama

Otto amici si ritrovano, un anno dopo la tragica scomparsa di due ragazze del gruppo, nella baita di montagna dove la comitiva era solita trascorrere parte del periodo invernale.

Fin dai primi istanti, i ragazzi avvertono la sensazione che stia accadendo qualcosa di insolito all’interno della foresta dove il gruppo è forzatamente costretto a rimanere, e dopo non molto tempo il loro presentimento si tramuta in una tragica realtà.

Partendo da semplici indizi come una fotografia, una lettera o un mozzicone di sigaro ormai spento, il compito dei ragazzi (e del giocatore) sarà quello di ricostruire l’intricata rete di avvenimenti che in più occasioni metterà a repentaglio la loro vita, cercando di sopravvivere, appunto, fino all’alba.

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Gameplay

Dimentichiamo per un attimo la frenesia di alcuni titoli, che ultimamente sembra andare per la maggiore, e concentriamoci solo sull’essenziale: la narrazione.

Lo stile narrativo di Until Dawn è efficace e coinvolgente, e parte di quel coinvolgimento è da attribuire al sopracitato Effetto Farfalla: la mancanza di certezze su cosa accadrà proseguendo con la storia gioca un ruolo fondamentale, costringendo il giocatore a non sottovalutare mai nessuna decisione e a ponderare qualsiasi scelta prima di prenderla.

Le meccaniche di gioco ricordano molto da vicino quelle di titoli come Heavy Rain, dal quale ricalcano quel suggestivo stile da “film interattivo” che sacrifica parte dell’interazione a favore di un’immedesimazione nel personaggio esponenzialmente superiore.

Ad esempio, in Until Dawn non sarà possibile controllare (se non per lievissimi spostamenti) i movimenti della camera, che piuttosto continuerà a seguirci durante il corso della partita conferendo al titolo un’impostazione più “cinematografica”.

A differenza di Heavy Rain, però, il titolo di Supermassive Games non disdegna un tipico approccio all’universo del soprannaturale, conferendo a miti e leggende di popolazioni indigene un peso considerevole all’interno dell’avventura, ma riuscendo ad amalgamare organicamente il tutto facendo coincidere solo in determinanti punti chiave il mondo “umano” e quello del “paranormale”.

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A rendere ancora più immersiva la sinistra esperienza di Until Dawn sono gli innumerevoli totem che troveremo lungo il percorso: ognuno di questi ci fornirà la premonizione di un possibile futuro, ma il suo avverarsi o meno dipenderà unicamente dalle nostre decisioni.

Bisogna puntualizzare però una cosa: sebbene durante la prima “run” i continui colpi di scena e la forsennata corsa verso la salvezza terranno più che vivo l’interesse del giocatore durante tutte e 7 le ore che Until Dawn necessita per essere completato, è anche vero che, per quanto il titolo sia altamente rigiocabile, dopo aver concluso per la prima volta la campagna ci accorgeremo che il trionfo di emozioni che ci aveva accompagnati fino a quel momento è destinato inesorabilmente a scemare.

Ultimo punto, ma non meno importante, quello relativo all’approccio con la paura.

È sufficiente giocare i primi quindici minuti della campagna per rendersi conto che il team di sviluppo di Until Dawn sapeva bene ciò che aveva tra le mani: le atmosfere tenebrose del titolo non permettono quasi mai all’ansia – quella buona, che tiene vivo lo spirito – di sfociare in uno stato di angoscia eterno e incontrollabile, e le diverse situazioni che (nella maggior parte dei casi) ci faranno saltare dalla sedia sono sempre ben ponderate e mai accavallate o troppo distanti l’una dall’altra;

come sostengono gli stessi sviluppatori, d’altronde:  “è giusto dare al giocatore il tempo di riprendersi dal precedente spavento prima di somministrargliene un altro”

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Grafica

La prima cosa che salta all’occhio è il fotorealismo dei volti dei personaggi, realizzati a partire da quelli di attori realmente esistenti, come il simpatico Rami Malek (ricordate il faraone de “Una notte al museo?).

Volti molto espressivi e credibili nella maggior parte dei casi, ma che tendono a mostrare qualche piccola sbavatura in alcune occasioni, ad esempio quando l’attore apre troppo la bocca o mostra i denti.

In generale, gli effetti particellari e di luce sono realizzati in modo notevole, ma è anche vero che il comparto grafico dà il meglio di sé nelle scene caratterizzare da scarse condizioni di illuminazione: che ci si trovi all’interno di un vecchio ospedale psichiatrico, in una miniera abbandonata, o semplicemente al buio a casa propria, la sensazione di non essere da soli nell’oscurità ci tormenterà a lungo.

Purtroppo, l’alta concentrazione di dettagli in alcuni scenari di gioco tende a “spremere” un po’ troppo l’hardware, causando drastici cali di frame-rate e un eccessivo utilizzo delle ventole di raffreddamento della console, il cui suono potrebbe risultare fastidioso per alcuni giocatori.

Qualche altra piccola imperfezione, per quanto riguarda l’occlusione ambientale, si riscontra invece negli ambienti leggermente più illuminati: potrebbe capitare (e capiterà) di accorgersi che i piedi del nostro personaggio non stiano effettivamente toccando il suolo, provocando così quella sgradevole impressione di “slittamento” che in alcuni cruciali momenti compromette l’esperienza di gioco.

Sottolineiamo però che questi piccoli difetti vengono enormemente enfatizzati dalla generalmente pregevole veste grafica del titolo. In una situazione differente, quelle che in Until Dawn abbiamo annoverato come “pecche” grafiche, probabilmente non sarebbero neanche saltate fuori.

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Audio

Con certezza, buona parte del coinvolgimento in un titolo horror come Until Dawn deriva proprio dagli effetti sonori.

Di pregevole fattura la colonna sonora composta dal grande Jason Graves (già autore di quella di Dead Space, per intenderci), perfettamente in grado di reggere l’inquietudine anche dei momenti più pregni di enfasi, così come di attenuarsi lentamente dopo un pericolo scampato.

Terrificanti i rumori che accompagnano anche le fasi di gioco apparentemente più tranquille, ma nelle quali la tensione sarà comunque alle stelle.

Apprezzabili, sotto certi punti di vista, anche i cosiddetti “jumpscares”, ossia quei momenti in cui il volume di gioco si alzerà improvvisamente mettendo così in circolo dosi sproporzionate di adrenalina nelle nostre vene; apprezzabili perché, spesso e volentieri, difficilmente riusciremo a prevedere quando colpiranno, e quando invece ci aspetteremmo di trovarne uno, spesso resteremo con l’amaro in bocca (si fa per dire).

Un ultimo elogio va al doppiaggio ed ai dialoghi, sempre convincenti: ben realizzata la trasposizione dei vari personaggi in italiano, ma di fattura nettamente superiore risultano i dialoghi in lingua originale (attivabili con semplicità dal menù), dal momento che anche il dinamismo dei volti ricalca alla perfezione le singole parole pronunciate da ognuno dei protagonisti.

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Giudizio finale

Chiunque acquisti Until Dawn è destinato a condividere la nostra stessa sorte: riconoscersi inizialmente scettici riguardo alle potenzialità del gioco, subito dopo cominciare a nutrire una certa curiosità verso gli avvenimenti narrati, ed infine trasformarsi in una belva assetata di verità divorando la campagna in una manciata di ore.

Ciò che resta di questo corposo pasto è generalmente una ricca soddisfazione, amalgamata in egual misura alla triste consapevolezza di aver forse avuto un po’ troppa premura nello scoprire tutti i segreti che questo breve, ma intensissimo, gioco ha da offrire.

Pro

  • Avventura estremamente coinvolgente
  • Potenzialità dell'effetto farfalla ben sfruttate
  • Colonna sonora affascinante
  • Momenti di terrore ben distribuiti all'interno del gioco

Contro

  • Longevità non troppo estesa
  • Sporadiche imperfezioni grafiche
  • Eccessivo surriscaldamento della console
8

Buono