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Noi siamo uno gnomo che vive su di un piccolo pianeta che viaggia nello spazio.
Una mattina piomba giù dal cielo un flauto magico che ci consentirà di ascoltare il suono e le “parole” di alcuni spiriti che sembrano vivere all’interno di ogni cosa e di “dialogare” con loro.
Questo ci porterà a viaggiare nello spazio su quattro lune e cinque pianeti differenti per scoprire il segreto del flauto e la sua provenienza.
Come spesso accade nei titoli di Amanita Design anche in Samorost 3 la trama non è molto importante.
Chiariamoci.
Nei loro titoli la storia gioca sempre un ruolo fondamentale, è grazie ad essa che quei mondi che vediamo rappresentati a video assumono uno scopo per il videogiocatore, ma siamo sinceri, anche se non ci fosse i loro titoli sarebbero comunque perfetti e godibilissimi dal pubblico.
In Samorost 3 questo concetto si eleva ancora di più poiché a spingerci a continuare il nostro viaggio d’esplorazione di questo universo così ricco e così vivo è il design stesso di ogni cosa.
In Samorost 3, più che mai, l’atmosfera è la parte focale del titolo.
Potremmo quasi dire che i puzzle passano in secondo piano rispetto a tutto quello che offre il mondo di gioco.
Ogni pianeta e ogni luna presentano un design particolare, diverso e caratteristico: passiamo dallo scheletro di un pianeta devastato dalle fiamme alla “ruvida” morbidezza di un satellite orbitante.
Ogni elemento di gioco presenta una cura maniacale sul lato artistico.
Samorost 3 è un quadro in movimento, uno dei quadri più belli, sporchi e disarmanti di sempre.
Si percepisce un sogno folle dietro la direzione artistica del titolo: il design delle creature, dei luoghi, degli oggetti… tutto è grottesco, deforme, “sporco”, tutto tranne il piccolo protagonista che sembra quasi essere fuori contesto.
In un mondo in cui ogni curva è accentuata, in cui ogni elemento è causa di “disturbo”, il piccolo gnomo bianco e dai tratti delicati e fanciulleschi va quasi a completare questo immenso quadro di pazzia.
Il suo essere fuori contesto, sorprendentemente lo rendono una parte importantissima dell’universo di gioco in quanto anch’esso, all’interno di un quadro così grottesco e spinto, risulta essere una parte del tutto.
Se graficamente siamo di fronte ad un piccolo capolavoro, sulle musiche non possiamo che inchinarci di fronte alla maestosità e alla cura di ogni singola traccia audio.
In un titolo dove non ci sono dialoghi ma tutto è governato dai suoni, l’audio non poteva non essere che così curato.
Le tracce musicale sono tutte, nessuna esclusa, magistrali.
Il giocatore avrà quasi noia a lasciare un’area di gioco per via della sua colonna sonora: più volte siamo rimasti in religioso silenzio all’interno di una mappa, con gli occhi chiusi ad assaporare quel piccolo squarcio di grottesca quotidianità che Amanita Design ci ha regalato.
In un pianeta in particolare vi sono due “scimmie” che fanno il bagno. I suoni e la musica riprodotti in quella piccola, ma ricca, mappa ci hanno fatto quasi sentire parte di quella storia, di quell’universo, di quella scena.
La potenza di Amanita Design è tutta qui: i loro mondi, i loro personaggi, le loro emozioni, vengono ributtate tutte in faccia al videogiocatore che improvvisamente si trova a vivere all’interno di quegli squarci, folli e senza tempo, di vita che ci vengono mostrati.
Samorost 3 è questo.
Un “piccolo” quadro pulsante di vita propria.
A livello di gameplay siamo di fronte ad un’altalena.
A volte funziona e altre volte no.
Alcuni enigmi e alcuni puzzle sono piacevoli da risolvere, complessi ma allo stesso tempo pieni di una loro logica che si porta dietro un senso di soddisfazione unico.
Altre volte ci troviamo di fronte a puzzle senza alcun senso, frustranti e che minano seriamente l’esperienza di gioco.
Per fortuna Amanita, come succede in ogni sui titolo, ci mette a disposizione un libro (disponibile fin da subito) consultabile tramite la risoluzione di un piccolo puzzle e che contiene la soluzione a tutti gli enigmi di una data area.
Una scelta che potrebbe minare l’esperienza di gioco è vero, ma questo accadrebbe se fossimo all’interno di un gioco diverso: nei mondi creati da Amanita Design i puzzle non sono importanti, o almeno non quanto potrebbero essere quelli di un Day of Tentacle o un Deponia.
Nonostante l’evidente carenza sul gameplay Samorost 3 è un titolo che tutti gli appassionati del genere dovrebbero compare.
Tutti gli altri dovrebbero averlo in libreria anche solo per godere della maestosità di questo universo.
Ne consigliamo caldamente l’acquisto nella sua versione “limited” con all’interno l’artbook ma sopratutto la colonna sonora, una delle migliori che si siano mai ascoltate in questi anni.