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La componente narrativa di McDROID è probabilmente la parte più debole di tutto il titolo, ponendosi come una semplice cornice, un mero pretesto per il suo gameplay: ci troveremo infatti a impersonare un piccolo robottino in viaggio con la sua astronave, dall’incredibile parlantina, verso il loro mondo nativo, ritrovandosi tuttavia ad atterrare su un pianeta infestato da pericolose creature simili a parassiti. Dopo essere riusciti a sopravvivere ai primi attacchi di questi, i due protagonisti si rendono conto che l’intero pianeta su cui sono atterrati è corrotto da queste strane e orride creature. Non potendo rimanere indifferenti a un disastro del genere, i nostri eroi decideranno così di sanare il mondo dalla piaga che lo affligge, cercando di scoprire e affrontare direttamente chi si cela dietro tutto questo.
La storia viene narrata principalmente dalla nostra amica astronave, mentre il nostro robottino protagonista interagirà con la sua compagna tramite semplici versi con il risultato di un comparto narrativo piuttosto bando e per nulla coinvolgente.
Ciò che però risalta McDROID è sicuramente il gameplay. In ogni missione il nostro compito sarà quello di proteggere la nostra compagna astronave dalle varie ondate di mostri che spawneranno in vari punti dell’area di gioco, gestendo le nostre risorse e procedendo alla costruzione delle armi e delle torrette per la difesa.
Andando contro la tradizione però, non ci troveremo davanti a una visuale isometrica propria dei tower defense, ma saremo noi stessi a muovere il nostro robottino in terza persona, in tal modo potremo spostarci su tutta la mappa di gioco per gestire le varie aree o buttarci direttamente in mezzo all’azione.
I vari meccanismi difensivi infatti potranno non solo essere installati su delle specifiche postazioni, ma potranno anche essere spostati ed utilizzati dal giocatore direttamente come armi per “prendere di petto” le ondate nemiche: tramite un meccanismo di puntamento gestibile completamente da noi con il quale potremo controllare sia le torrette posizionate in difesa che la nostra arma.
Non solo, muovendoci possiamo anche posizionarci vicino alle nostre postazioni di difesa più indebolite per ripararle e farle recuperare la saluta persa, rendendo così di vitale importanza i nostri movimenti e le decisioni da prendere su quale punto fronteggiare l’ondata. Questa scelta di gameplay rende così l’intero gioco dinamico e vivace, permettendo di sfruttare diversi approcci su come gestire le varie minacce: potremmo infatti scegliere di posizionarci fin da subito nelle prime linee contro i parassiti, oppure limitarci a muoversi per recuperare le risorse e supportare le nostre difese.
Le armi e le costruzioni a nostra disposizione infatti sono fra le più varie e disparate: potremo contare sui classici danni con mitragliette posizionabili, su torrette laser capaci di rallentare i nemici o su raffiche di missili, passando altrimenti a equipaggiamenti più difensivi, come dei barili sfruttabili come mine capaci d’infliggere danni ad area e rallentare l’ondata oppure dei congegni capaci di aumentare la produzione di risorse.
Tutti questi equipaggiamenti saranno posizionabili nelle varie piattaforme sparse sulla mappa, le quali però non potranno spostarsi dalla loro posizione. In maniera del tutto originale però, potremo montare una di queste armi direttamente su di noi, spostandoci sulla mappa e fare noi stessi da torretta mobile nelle zone più a rischio.
Aggiungendo inoltre una grande varietà di nemici, diversi fra loro e ognuno con il loro punto debole, ci troveremo davanti a situazioni in cui il movimento sarà fondamentale anche se a volte può portare a una confusione generale sulla gestione dei propri attacchi.
L’assenza della visuale isometrica può infatti tendere a farci dimenticare delle zone o a non avere una comprensione generale su come stanno procedendo le nostre difese, portando questa problematica a livelli fastidiosi nelle missioni con aree più ampie e dispersive.
La presenza di segnali e messaggi sulla mappa riesce a venire incontro al giocatore per questo tipo di problematiche, ma non sono abbastanza validi e tale difficoltà viene solo parzialmente risolta.
Un’altra componente fondamentale del gioco è data dalle risorse, rappresentate qui in due modi diversi: le fragole e i diamanti. Le prime saranno la valuta fondamentale del gioco, con le quali arriveremo a comprare sempre più armi e equipaggiamenti adatti per fronteggiare le situazioni più disparate.
Ogni livello infatti conterrà uno o più riquadri atti alla coltivazione delle fragole, le quali cresceranno in modo ciclico e che dovranno essere raccolte dal giocatore prima che appassiscano. Raccogliendole e portandole alla nostra astronave, potremo sfruttarle per comprare le torrette che ci servono, risultando quindi fondamentale avere fin dall’inizio una buona coltivazione. Per venire incontro al giocatore ci saranno quindi anche degli strumenti capaci non solo di aumentare la produzione di fragole, ma anche di portarle automaticamente all’astronave, così da risparmiare la continua raccolta al giocatore permettendogli di concentrarsi sugli attacchi.
I diamanti invece saranno la valuta utilizzata per sbloccare i potenziamenti: molto più rari delle fragole, con essi potremmo permettere al nostro centro di ricerca d’iniziare lo sviluppo dei vari tipi di potenziamenti, comprabili poi con le fragole, oppure sfruttarli per avere oggetti potentissimi disponibili fin dall’inizio del livello.
Tuttavia, i diamanti saranno recuperabili solo abbattendo alcuni tipi di nemici o certe parti dello scenario, dovendo quindi scegliere se prendere un rischio maggiore per avere più potenza o migliorare il nostro arsenale.
L’unica pecca per quanto riguarda il sistema delle risorse sono proprio i diamanti: se le fragole infatti sono molto semplici da seminare e raccogliere, la rarità di quest’ultimi ci costringerà a volte a un grind eccessivo contro certi tipi di nemici, creando confusione in un sistema di gioco che richiede un continuo e incessante movimento da parte del personaggio.
Tutti questi elementi e il controllo diretto del personaggio rendono quindi McDROID un tower defense dalla curva di apprendimento piuttosto ripida, ma che da enormi soddisfazioni sul piano della longevità.
La quantità di missioni offerta dal titolo è molto varia e presenta inoltre due livelli di difficoltà: superando il primo, possiamo infatti rigiocare la missione a difficoltà maggiorata mantenendo però tutti gli armamenti sbloccati nella precedente, rendendo il completamento della missione strettamente legato a come si è giocato nella difficoltà precedente. Considerando inoltre livelli a orde infinite e altri in cui dovremo salvare gli abitanti locali da un’invasione zombie capeggiata da un Michael Jakson in stile Thriller, questo piccolo gioiellino di Elefantopia ci terrà per molte ore allo schermo.
Per quanto riguarda invece il comparto tecnico, la scelta di realizzare i mondi di gioco con uno stile cel-shading molto basilare è abbastanza azzeccata, risultando godibile a una prima occhiata e utilizzando i colori di gioco per rendere le forme più morbide o per accentuare alcuni dettagli di gioco. Buono anche il comparto audio, con musiche molto rockeggianti e frizzanti che supportano bene le azioni frenetiche di gioco.
Una delle pecche del gioco è data certamente dal suo comparto multiplayer, usufruibile solo on-line mentre, a nostro avviso, un’implementazione della cooperativa locale avrebbe aggiunto quel pizzico di divertimento in più a tutta l’esperienza in multigiocatore che risulta leggermente appiattita dall’ingombrante e onnipresente comparto on-line.
McDROID è quindi un titolo che verrà sicuramente apprezzato dagli amanti dei tower defense, sopratutto per la ventata d’aria fresca che questo titolo è riuscito dare al genere. La sua grande longevità e il suo sistema di gioco atipico è sicuramente il suo punto più forte, ma tuttavia difficilmente verrà apprezzato completamente da chi non è avvezzo al genere, visto che le novità introdotte non sono abbastanza valide da creare un netto cambiamento rispetto allo stile di gioco di riferimento e la storia è decisamente poco interessante.