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Ecotone non ha una trama, o almeno non ha una trama visibile. Si tratta di un titolo totalmente fine a se stesso con alle spalle pillole di filosofia spicciola che ci verranno somministrate ad ogni inizio di livello sotto la forma di scritte bianche su uno sfondo nero.
Piccole frasi mirate che a volta avranno lo scopo di introdurci qualche stramba meccanica del livello, altre volte invece saranno totalmente fini a loro stesse: gradevoli da leggere quanto inutili a livello di gameplay.
Anche il titolo del gioco stesso, Ecotone, fa riferimento a quella particolare area di transizione fra un bioma e un altro in natura.
Cosa c’entra questo con il gioco? Apparentemente niente, ma è gradevole pensare che il titolo faccia parte di una di queste aree di transizione e che la nostra avventura sia ambientata in una di queste anche se non ci è dato sapere.
Tralasciando lunghe disquisizione di carattere scientifico/filosofico sul titolo e sul suo senso d’essere concentriamoci sul suo gameplay che dovrebbe essere il fulcro di un videogioco.
Cosa offre Ecotone?
Niente.
Niente di niente.
Si tratta di un platform con elementi tipici di un puzzle fra i più semplici, niente di più e niente di meno.
Ecotone ci accompagna in un mondo bidimensionale alla ricerca di tre pallette bianche: in ogni livello ce ne sono tre da raccogliere per poterlo portare a termine e per ognuna di queste è necessario applicare qualche meccanica tipica dei livelli precedenti o qualcuna nuova appena imparate.
Parlare delle meccaniche di Ecotone è allo stesso tempo complesso e dispendioso poiché sono tante, tantissime ed ognuna delle quali ci serve per riuscire a portare a termine l’intera avventura.
Spostare “massi”, fare lunghi salti della fede, correre velocemente e alla cieca verso un punto fisso, andare in una direzione e poi cambiarla repentinamente… Queste sono alcune delle cose che ci verranno richieste per completare tutti i livelli presenti in Ecotone.
Il livello di difficoltà, così a leggerci, potrà sembrare bassissimo e quasi inesistente anche se così, difatti, non è.
Se in un primo momenti ci sembrerà quasi di annoiarci giocando i primi livelli di Ecotone nei quali ci vengono spiegate le basi dei movimenti e di alcune meccaniche onnipresenti all’interno del titolo, la difficoltà inizierà a crescere vertiginosamente man mano che avanziamo mantenendosi però sempre molto bilanciata e non sfociando mai all’interno del troppo frustrante.
La difficoltà aumenta notevolmente qualora si faccia parte di quella nutrita cerchia di videogiocatori completisti poiché in ogni livello è presente una maschera bianca da raccogliere per la quale è necessario sudare le proverbiali sette camicie: non sempre la si vede e, quando riusciamo ad adocchiarla, le strategie per raggiungerla sono piuttosto complesse e richiederanno un grandissimo sforzo di fantasia.
Tecnicamente ci troviamo ad un titolo pregievole: uno stile grafico piuttosto semplice e vuoto ma parecchio funzionale ed efficace.
Le tinte monocromatiche degli elementi dello sfondo e del nostro piccolo protagonista, particolarmente privo di dettagli, ci porteranno ad apprezzare e a “voler bene” a tutto ciò che si muove all’interno dell’ambiente di gioco.
Le soundtrack, nonostante non restino impresse nella memoria e nonostante la loro semplicità, sono particolarmente adatte al tipo di gioco e alle varie sequenze di gameplay che andremo ad affrontare.
Concludendo, consiglieremo mai Ecotone? Magari non a prezzo pieno a meno che non vi interessi particolarmente il genere o non siate particolarmente affascinati dal suo stile e dalle sue ambientazioni.
Con uno sconto non esitate a farlo vostro perché in quei momenti di particolare noia o di particolare moria videoludica è un titolo che vi salverà interi pomeriggi!
