Destiny • Recensione

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Destiny fin dal suo debutto fu lanciato come un prodotto che doveva essere innovativo, un miracolo della nuova generazione di console.

Avevamo tutti aspettative troppe alte, dovute al marketing di Activsion orchestrato alla perfezione.

Cos’è Destiny?

Un ottimo FPS, con un gunfight che rasenta la perfezione: agile, maneggevole, preciso. In una parola, gratificante. In un’altra, Halo. Pertanto, se sterminare frotte di alieni con un fucile a impulsi non è nelle vostre corde, state lontani da Destiny come lo siete stati con Halo, perché questo è ciò che fareste gran parte del tempo.

In secondo luogo, Destiny non è un MMORPG, ma ha una forte componente MMO. Che son due cose piuttosto diverse. La “O” di “online” è fondamentale, e non solo perché è richiesta una connessione permanente: Destiny va giocato in compagnia. Se non si hanno amici o conoscenti sui rispettivi network, allora è meglio passare ad altro.

La cooperativa, quindi, non è solo il fulcro del gioco, la cooperativa è il gioco; senza, tutta la complessa impalcatura di Destiny crolla, mostrando alcune delle sue più evidenti debolezze strutturali (per ora).destiny m.b. 2

C’è, ovviamente, anche il PvP, nella modalità denominata “Crogiolo“. Divertente, veloce, frenetico, seppur in modalità di gioco piuttosto classiche, e con l’eredità del team che con la saga di Halo ha creato uno dei multi competitivi più vari di sempre. Il bilanciamento da un lato è ottimo, poiché “azzera” automaticamente le stats di attacco e di difesa dell’equipaggiamento, lasciando inalterate tutte le altre e prevenendo così squilibri troppo forti tra i giocatori.

Un sandbox, ma molto più “box”

I difetti maggiori, purtroppo, riguardano il lato migliore di Destiny, il PvE, ed in particolare l’esplorazione. Il mondo aperto, completamente esplorabile promesso dagli sviluppatori, per ora è solo un miraggio lungo l’orizzonte. In senso letterale. Infatti, nelle quattro aree/pianeti finora disponibili, Destiny mostra scorci e panorami incredibilmente suggestivi, risultato di una direzione artistica che, per quanto poco originale nel suo attingere dal ricco immaginario post-apocalittico, è senza dubbio impeccabile. Purtroppo, per quanto vaste siano le zone in termini di pura estensione, non è raro incocciare contro mura invisibili o percorsi inaccessibili.

Rispetto a molti altri giochi che mettono a disposizione un mondo aperto da esplorare (in compagnia o da soli), Destiny ha altri due imperdonabili difetti. Il primo è la staticità e la relativa desolazione di alcuni scenari. A parte gli assalti di qualche nemico e gli sporadici eventi pubblici, le terre selvagge di Destiny sono perlopiù dei grandi contenitori dove non accade assolutamente nulla. Le antiche vestigia della civiltà umana sono soltanto uno sfondo anonimo e grigio, suggestivo certo, ma incapace di raccontare una storia. Tanto che se ci si ferma ad osservare più a lungo il panorama davanti a sé, la staticità di alcuni paesaggi è a tratti inquietante, per nulla poetica.

Ma forse il più grave difetto di questa fase iniziale di Destiny, nonché una delle tante promesse che sembrano siano state (per ora) infrante, è mancare quasi totalmente dei presupposti che rendono una narrazione epica e e un mondo coinvolgente. La storyline principale delineata dalle missioni “storia” è, infatti, l’esempio di come non scrivere una storia.

Destiny First Look Alpha_20140612222846

Fino ad un certo livello, il sistema di progressione del personaggio segue uno schema piuttosto classico, lineare. In un tono piuttosto rassicurante il gioco sembra dirci: svolgi le missioni, guadagna esperienza sul campo e sarai ricompensato adeguatamente. Durante le prime ore, loot come se piovesse.

Ed infatti questo sistema non mancherà di produrre una subdola gratificazione nel giocatore, il quale nell’arco di uno o due pomeriggi può facilmente salire dal livello 2 al livello 12.

Ma l’illusione dura fino al livello 20. Da questo momento inizia Destiny, a partire da una sorta di quello che specialmente negli MMORPG è noto come endgame, il momento in cui si è raggiunto il livello massimo e non resta altro da fare se non ripetere, con piccole o grandi variazioni, quanto si è già fatto.

Dal livello 20 non si potrà più crescere di livello come prima, semplicemente accumulando punti esperienza provenienti da ogni dove. Non che questi siano totalmente inutili, servono infatti a sbloccare potenziamenti per armi, armature e abilità di classe. Ma tutte o gran parte delle vostre attenzioni, ansie, frustrazioni, imprecazioni, preghiere (soprattutto preghiere) saranno dedicate a raccogliere una cosa sola: Luce.

Soltanto in questo modo si potrà arrivare, faticosamente, al level cap provvisoriamente fissato a 30. Ma la luce non è qualcosa che si può trovare nell’angolo buio di una caverna o sconfiggendo il boss di turno; si tratta, invece, di un parametro specifico, potenziabile, associato ai pezzi di equipaggiamento di livello raro o superiore, escluse le armi.

Pertanto, a partire dal livello 20, il loot diventa il perno dell’esperienza di gioco, spingendo il giocatore ad affannarsi per ottenere un nuovo equipaggiamento e salire così di livello.

La cosa più sorprendente, arrivati a questo punto, è proprio il modo in cui Destiny riesce a svelare soltanto dopo venticinque – trenta ore di gioco delle possibilità dapprima inimmaginabili.

Fermo restando che, una volta raggiunto l’endgame, non resterà altro da fare che darsi alle sfide del PvP oppure visitare di nuovo i quattro pianeti finora disponibili, ripetendo missioni ad un livello di difficoltà superiore o svolgendo una delle quattro playlist di assalti/raid di difficoltà crescente. Gli eventi settimanali o giornalieri non sono altro che la riproposizione di modalità e missioni già disponibili,ma con modificatori attivi che aumentano il livello di sfida, nonché ricompense più preziose.

Cos’è Destiny allora?

Se Destiny restasse così com’è, magari con l’innocua aggiunta di qualche patch a cadenza regolare e un pugno di DLC a pagamento, ci troveremmo di fronte ad un titolo molto divertente ed in parte innovativo, ma che facilmente cadrebbe nel dimenticatoio. Senz’altro non gli mancherebbe la compagnia, visto l’esordio di questa next-gen. Ma il Destiny che ci è stato promesso non si ferma qui. È invece un gioco in costante evoluzione, che pur conservando una forte identità da FPS, vuole aggiungere sempre nuove modalità, nuove mappe, nuove territori ed intanto tappare buchi dove serve. Il primo, delizioso, assaggio è stato offerto con le nuove incursioni, che hanno accompagnato la formula tradizionale con brevi fasi puzzle e platform, oltre che una sfida davvero impegnativa. In più la patch uscita qualche giorno fa interviene soprattutto sul sistema di assegnazione casuale delle ricompense, e ha già reso Destiny un gioco di gran lunga meno frustrante. A questo punto, non suonano poi così assurde le voci di corridoio che parlano della possibilità di sfruttare i veicoli di terra per nuove, interessanti modalità di gioco.

Destiny-img

7.4

Discreto