2017. Siamo nel pieno del regno dello sfoggio. L’ideale estetico è andato sempre più configurandosi come un vero e proprio valore; come quella virtù che in molti ostentano ed altrettanti inseguono caparbiamente più di ogni altra. L’immagine, oggi, è capace di grandi cose. Ma spesso cela la vera essenza agli occhi dei più superficiali.
Videoludicamente – ma non solo – parlando, siamo nel regno dei tecnicismi. 4K, HDR, supersampling, teraflops – e chi più ne ha più ne metta – sono termini che sempre più sentiamo, leggiamo e pronunciamo. Diciamocela tutta, suvvia: il graficone fotorealistico, da mascella sotto ai piedi, ha sempre appetito e mosso la grande utenza videoludica. O forse no?
Per la riflessione che vogliamo proporvi oggi, lanciamo una piccola provocazione. Un breve confronto, volutamente azzardato, tra due titoli così affini per attesa creatasi intorno ad essi – e per periodo di lancio – e così profondamente diversi per natura e radici storiche. The Legend of Zelda: Breath of the Wild e Horizon Zero Dawn sono i due titoli del momento. Discussi ed apprezzati, rappresentano indubbiamente un patrimonio enorme per il medium, che sembra volerci offrire una florida annata.
Ad un primo, fugace confronto, cosa salta immediatamente all’occhio? Esatto. LA GRAFICA! Le texture pulite e definite, gli effetti di luce straordinari e la generale, incredibile resa del titolo Sony. Ora, recuperiamo i resti della mascella da terra, attiviamo quanto più possibile le funzioni neurali e cerchiamo di andare oltre. Nei due video comparativi che vi proponiamo in calce all’articolo, sono mostrate alcune differenze tra le due produzioni in termini di gestione della fisica, di qualità di certe animazioni e di interazione con taluni elementi dello scenario. Zelda palesa una scrupolosa cura in determinate situazioni di contorno che Horizon sacrifica in nome di una resa tecnica certamente sbalorditiva e complessivamente migliore.
Dardi recuperabili dopo un lancio a qualsiasi distanza, oggetti che, a contatto tra loro e con l’ambiente, rispondono secondo le leggi della natura, animazioni dei personaggi più curate e coerenti a seconda delle determinate situazioni…Nella magica Hyrule, le frecce infuocate si spengono a contatto con l’acqua, così come sono in grado di provocare incendi enormi se scagliate sulla vegetazione. Gli NPC risponderanno più verosimilmente alle azioni compiute dal nostro alter ego: se facciamo per impugnare un’arma in luoghi chiusi e sicuri o vicino ad essi, reagiranno in maniera naturale, tentando di proteggersi, mostrandoci animazioni gradevoli e molto fedeli.
Laddove tali dettagli, singolarmente, siano a tutti gli effetti pure e semplici inezie, è il loro insieme a determinare un significativo impatto sulla resa complessiva del gioco. Non fraintendeteci, attenzione. Qui si sta realmente parlando di minuzie; non sarà una freccia che scagliata in aria non ricade al suolo o la possibilità di squarciare ciuffi di vegetazione a determinare la qualità complessiva di un’esperienza di gioco. Ancor più in realtà così immense e dense di fascino come quelle dei titoli in questione. Ciò non di meno, nella storia, minuzie simili hanno rappresentato un qualcosa di importante nell’elegante capacità di Nintendo di distinguersi dal resto del panorama videoludico. La classica ciliegina sulla torta, della quale non si piange l’assenza, ma se ne apprezza enormemente la presenza.
Tutto ciò ha un prezzo, pagato sul piano della resa tecnica globale. Viene difficile pensare che un colosso come Nintendo non abbia le risorse per proporre un hardware in grado di competere ad armi pari con la concorrenza del mondo console. Non si tratta di possibilità, no di certo; quanto piuttosto di scelta stilistica. Nintendo difference, so called. Una scelta coraggiosa, specie in un’epoca dominata dal progresso e dallo sviluppo in campo tecnologico. Ed una scelta vincente, che milioni di videogiocatori hanno premiato e premiano; Switch esce nel 2017 con un hardware che sul mercato console si è affacciato già da quasi un lustro. Eppure vende, entusiasma. Muove e gratifica l’utenza. Come sempre – o quasi – hanno saputo fare i prodotti dell’azienda di Kyoto.
Del resto, si sa: il successo di una console lo determinano i giochi. Ma cosa determina il successo dei giochi? Il comparto tecnico? Le texture in 4K o il particellare granitico? Chiedetevelo.
E chiedetelo a Nintendo.
Articolo scritto da un “sonaro”. Toh!
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