Benvenuti cari lettori di ST Games al 1º appuntamento con PsychoGames, la nostra rubrica dedicata alla psicologia nei videogiochi.
Applicare uno studio psicologico ai videogiochi significa analizzare il comportamento, la mentalità e il carattere dei personaggi che fanno parte di un videogioco attraverso le loro scelte morali o ciò che li spinge a compiere certe azioni. Tratteremo di tutto ciò in maniera approfondita e non perderemo occasione di dilungarci anche su aspetti più o meno secondari di ogni titolo trattato. Presenteremo una breve analisi psicologica di un personaggio diverso ogni volta.
Oggi parleremo di Nathan Drake, protagonista della serie Uncharted creata e sviluppata da Naughty Dog.
Abbigliamento e carattere
Sin da quando ero bambino il mio sogno più grande è sempre stato quello di gettarmi in un’avventura mozzafiato. Ho sempre desiderato saper osare e rischiare proprio come facevano i personaggi dei miei amati videogiochi. Sapete, un grande avventuriero sprezzante del pericolo che adoravo alla follia era Nathan Drake. Nate è un uomo sulla quarantina, non è ben vestito, non è ricco, è solo simpatico e dall’animo buono e gentile. Il suo abbigliamento unico e sobrio la dice lunga sul suo carattere schietto. A questo punto devo proprio dirlo, risulta molto naturale e a tratti quasi paterno. In lui rivedo me stesso e un modello di ciò che vorrei essere allo stesso tempo, timido e coraggioso, disordinato, ma dalle forti capacità organizzative e con ampie vedute. Si proprio così, in lui rivedo una personalità altamente contrastante. Essa risulta evidente se osserviamo la maglietta riposta in maniera raffazonata dentro i suoi jeans. Questo modo di portare la t-shirt, oltre ad aver dato vita ad una nuova moda (Half Tuck), rispecchia il carattere altalenante e mutevole di Nate.
Un normale eroe
Il fatto che sia una persona normale con i suoi conflitti interiori, vestita normalmente e abituata a fare cose che ognuno di noi farebbe, rende il contesto più familiare. Ci caliamo così facendo in un ambiente più agiato e siamo rilassati in compagnia di un essere umano senza particolari poteri speciali. All’improvviso decide di stravolgere la sua vita e si getta a capofitto in un’avventura senza eguali. La situazione si fa eccitante per tutti, figuratevi quanto lo sia per un ragazzino. Dato che siamo completamente immedesimati, riteniamo di essere in grado, in qualsiasi momento, di prendere la nostra vita per le corna e di comportarci come lui. Ma ecco che entra in azione la ragione, l’etica e il pensiero fisso di rimetterci le penne. Noi non possiamo fare le stesse cose che fa Drake perché in noi esseri umani prende vita un forte rigore morale derivato dalle leggi, dal comparto sociale, dal senso del dovere, dall’attenzione al lavoro, dal pensiero di coloro che potremmo perdere, ma soprattutto un forte istinto di sopravvivenza. Tutti fattori frenanti che inibiscono l’uomo e ci garantiscono solo una celata libertà. Nate rappresenta l’eccezione alla normalità, un “eroe” o ciò che Hegel avrebbe definito un “individuo cosmico-storico” che ha la chiara visione di quei fini della Storia e della vita che noi esseri umani ignoriamo e ci limitiamo a conservare.
Una zuppa di personalità
Il suo subconsio è un calderone di personalità che spaziano da Harrison Ford, passano per John Knoxville e Cary Grant. Non curante degli ultimi due, solo perchè non li conoscevo ai tempi, io con gli occhi di un bimbo ho sempre rivisto in lui la figura di Indiana Jones, sicuramente per via del medesimo stile di vita. La sua è quindi una personalità che piace al pubblico, sia esso composto da giovani o da piccini, per la sua estrema genuinità purché si rida e ci si diverta.
Da umili origini…
Tuttavia non è affatto un personaggio piatto, il nostro giovane Drake ha alle spalle un triste passato: dopo aver perso i genitori, trova la strada del “cacciatore di tesori” grazie al fratello che purtroppo perderà di vista. Sarà poi il diario della madre a riunire i due fratelli, appiccando la prima scintilla alle ceneri del dolce focolare fraterno da essi alimentato. Nate deciderà allora di tornare in azione, dato che alla fine del terzo capitolo si era ritirato dalla scena per vivere una vita sedentaria. Decise con un atto molto coraggioso di ritirarsi a vita domestica subito dopo essersi sposato con Elena, la giornalista. Il suo abbandono alla vita sempre in bilico è segno di una forte maturazione, di una presa di coscienza su quello che ne sarà della sua vita. Lo vediamo fare piani a lungo termine, intento a lavorare per portare il pane a casa, tutte cose che un padre farebbe. Un padre che in questo caso porta dentro un ospite s-gradito, un senso di ritorno al pericolo e al rischio, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. La scelta di Nate di sistemarsi con Elena è stata la più coraggiosa di tutte perché ha dovuto dire basta ad una vita che ormai non era più quella secondaria, come sarebbe il lavoro per un normale uomo, ma era la sua vera e unica vita. Ha dovuto rinchiuderla dentro di sè per condividere con Elena la sua seconda vita (quella normale e pacata).
…derivano nobili scopi
Nate ha condiviso con Elena la sua maschera sociale. Questo è senza alcun dubbio un gesto di grande generosità dato che Elena non era di certo avvezza a certi regimi di vita o comunque poneva al primo posto una vita più pacata. Il mostro dentro di lui finirà per uscire e sarà costretto a ripartire per una grande avventura proprio all’inizio del quarto capitolo a causa del ritorno del fratello perduto. Nate sarà costretto a mentire ad Elena durante buona parte dell’avventura e questo lo porterà ad un forte logoramento interiore, sarà indeciso se proseguire o tornare da lei. Il desiderio di portare a termine ciò che aveva iniziato tuttavia era troppo grande e questo metterà in pericolo Elena, che si troverà presto ad aiutare il giovane marito. Nate non punta di certo ad arricchirsi, questo è solo lo scopo della sua maschera sociale, punta invece a rendere grande il nome della madre, che prima di lui era partita per simili avventure. Il suo quindi è uno scopo molto nobile ed è disposto a mettere in pericolo anche la vita della sua amata pur di portarlo a termine. Stiamo quindi parlando di un uomo dal forte attaccamento familiare, anche se la sua vera famiglia sono stati i suoi amici.
Un modello comune
Vedete cari lettori, mi sono soffermato sul Nate visto di recente proprio perchè è maturo, è saturo di forti emozioni, diviso in due tra il fratello e la moglie, è il pratico esempio di uomo che soffre di una divergenza interiore e che giunge alla fine della sua strada. È giunto al capolinea, ha trovato finalmente una comoda sistemazione in una splendida isola, è padre di famiglia a tutti gli effetti e vive in pace. Il suo decorso tuttavia è uguale a quello di ciascuno di noi, sempre in fuga dal mondo e da ogni restrizione, con il solo scopo di dare un senso alla nostra vera vita e di vivere in pace, con l’universo e con noi stessi.