Rainbow Six Siege, il nuovo shooter ultra tattico di Ubisoft, è un titolo dove il gioco di squadra e la coordinazione tra i membri del team fanno da padrone; l’esperienza di gioco è però minata da qualche giocatore furbetto, che si fa beffa della natura del titolo e del modo in cui andrebbe giocato, e adotta qualche trucchetto poco simpatico per prevalere sugli avversari.
In ambito videoludico, soprattutto nei comparti online di moltissimi titoli, vige una competizione talmente serrata che spesso molti videogiocatori ritengono di non potercela fare con le proprie forze, adottando hack e software di terze parti che assicurano loro la vittoria. In Rainbow Six Siege la competitività è portata ai massimi livelli, date le meccaniche e la natura del gameplay, quindi il fenomeno di hackers e cheaters si sta espandendo in modo rapidissimo. La software house francese sembra però aver preso a cuore questa faccenda, facendo della lotta all’hacking una delle priorità assolute del team nei confronti del titolo, con l’intento di rendere l’ambiente di gioco il più vivibile e user-friendly possibile.
Ubisoft ha dichiarato infatti che ben presto comincerà a bannare pesantemente i cheaters e gli hackers, e sta inoltre testando alcuni sistemi creati ad hoc che permettono di scovare l’utilizzo di software di terze parti: i tanto famosi “wallhack” e “aimbot” saranno quindi messi al muro, ed i giocatori che si avvalgono di questi aiutini verranno a loro volta bannati istantaneamente.
Rainbow Six Siege non è l’unico shooter fps dove vengono prese delle misure anti-cheating: anche Blizzard con il suo Overwatch vuole fare la guerra agli hackers, ma data la natura più “cartoonesca” del titolo e data allo stesso tempo l’estrema tatticità che richiede Siege, ci aspettiamo una gestione del problema molto più ferma e decisa da parte di Ubisoft, visto che tali problematiche potrebbero corrodere irrimediabilmente gli aspetti fondamentali su cui si basa l’intera esperienza di gioco.