I videogiochi esistono da decenni così come da decenni esiste la stampa specializzata che, tempo addietro, riceveva un titolo mesi prima in anteprima per riuscire a completarlo e dare così un voto e una critica obbiettiva e quanto più completa.
Secondo il Guardian non è più così per svariati fattori: i titoli vengono inviati alla stampa con pochissimo anticipo a causa del mondo in cui viviamo adesso in cui è semplice mettere on-line qualsiasi cosa e quindi distribuire troppo tempo prima un titolo.
In più si aggiungano tutte quelle patch del day one, aggiornamenti e DLC vari che AGGIUNGONO e COMPLETANO l’esperienza di gioco anche a svariati mesi dopo la messa in commercio dello stesso.
Come si può dunque dare un parere professionale e oggettivo su un prodotto che, di fatto, non esiste ancora? Bisogna davvero “criticare” qualcosa che è ancora in sviluppo e alla cieca senza sapere, quindi, come sarà il prodotto finale?
Queste sono le domande che il Guardian si è posto “recensendo” gli ultimi titoli di punta (come Fallout 4) semplicemente con delle stelle e senza esprimere nessun giudizio a riguardo.
Sembra quasi che le recensioni debbano evolversi come fa il gioco stesso per far si che lo scritto corrisponda sempre al vero poiché sono troppi i fattori che differenziano il gioco dalla sua anteprima alla sua uscita reale, specie in un mondo in cui il multiplayer la fa da padrona e con i server chiusi, quindi, durante il periodo di gioco della stampa.
Infine il Guardian ci pone davanti un quesito che fa piuttosto paura: prendere ora in mano un NES e Mario Bros equivale ad averlo fatto anni fa, l’esperienza non cambia così come la recensione del titolo.
Prendere un titolo di oggi fra trent’anni sarà invece impossibile: server chiusi, gente che ha abbandonato il titolo con conseguente perdita di una buona fetta del prodotto.
L’evoluzione nell’arte videoludica sembra essere quindi auto-distruttiva e la cosa non può che preoccuparci e anche tanto..