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Metro Redux – Recensione – PS4/Xbox One

Metro Redux – Recensione – PS4/Xbox One

Alcuni giochi raccontano di persone, delle loro lotte, delle loro speranze, dei loro sogni, dei loro poteri. Altri giochi si basano su sistemi e logiche. Giochi in cui i blocchi cadono dall’alto e vengono manovrati finché non giungono in posizione, o giochi in cui si raccolgono abbastanza soldi fino a che non ci si può permettere un auto più veloce o una spada più potente. Poi ci sono i giochi in cui “vivi” un particolare luogo. L’esempio più eclatante è Assassin Creed, che pur offrendo una miriade di personaggi con cui interagire – eroi, amanti e traditori tra di loro – ed una storia strutturata, trova uno dei suoi punti di maggior “splendore” nella rappresentazione delle varie città, in cui templi e moschee, la vita di tutti i giorni, le attività dei mercati, ben si integrano nel contesto storico che tutti noi conosciamo dai libri di scuola.

Metro Redux appartiene a quest’ultima categoria, pur con le ovvie differenze.

Il titolo, una raccolta di due giochi dal retrogusto malinconico, entrambi caratterizzati dallo schiacciante peso di una Terra in rovina, devastata dal mai troppo inflazionato disastro nucleare, in cui l’umanità é sopravvissuta nascondendosi nelle metropolitane (da qui il titolo dei romanzi scritti da Dmitry Glukhovsky a cui i due titoli sono ispirati), cerca di ricominciare a vivere. Pur trattandosi infatti di una storia di pura fantasia, il mondo descritto da Glukhovsky e rappresentato sui nostri schermi da 4Games, è talmente vivo, pulsante e convincente da poter essere paragonato (ovviamente come struttura dell’ambientazione e background, visto che dal punto di vista prettamente ludico ci troviamo di fronte ad un FPS) al più blasonato prodotto Ubisoft.

Il passaggio alla Next gen ha contribuito ad aumentare il senso di immersione nell'avventura

Il passaggio alla Next gen ha contribuito ad aumentare il senso di immersione nell’avventura

[quote style=’1′ cite=” title=”]Da Old Gen a Next Gen[/quote]

Con il passaggio alla nuova generazione di console la moda dei “remastered” ha preso decisamente piede (la lista dei titoli che godranno di una nuova versione in FullHD si allunga di giorno in giorno) e in pochi mesi ha già raggiunto, se non superato, il numero di titoli della scorsa generazione che ebbero lo stesso trattamento. Cosa rende quindi diverso questo Metro Redux dall’essere considerato l’ennesima operazione commerciale?

Tralasciando il prezzo (due giochi a prezzo budget, circa 40 euro, il che non può che fare piacere ai nostri portafogli), anzitutto il supporto multipiattaforma. Se è vero che Metro: Last Light è già stato un titolo presente su le due console “old gen”, il capitolo precendente (Metro 2033) è stato un esclusiva della console Microsoft, rendendo così l’esperienza di gioco “monca” ai possessori di console Sony. I due titoli infatti sono direttamente collegati, e la complessa struttura narrativa non poteva essere pienamente compresa senza la necessaria premessa dettata dal primo titolo. In secondo luogo l’imponente lavoro fatto sul comparto grafico. Non si tratta infatti di un semplice “lifting” ai modelli e alle texture, ma di un vero e proprio “restyling”. Quasi tutti i modelli poligonali presenti nei due titoli originali (specialmente quelli del primo Metro) sono stati completamente ridisegnati, contribuendo così a dare un aspetto più dinamico e moderno al tutto. Terzo ma non ultimo fattore la riprogrammazione delle routine dell’ AI. Il difetto principale dell’originale Metro 2033 era infatti una generale “piattezza” nella caratterizzazione dell’ambientazione, con una “personalizzazione” degli abitanti della metro di Mosca e di alcuni npc non proprio esaltante. Questa affermazione necessita un approfondimento, visto che contrasta nettamente con quanto detto nel cappello introduttivo, in cui si vantava la “personalità” dell’ambientazione in questione. In Metro 2033 infatti, i vari personaggi che si incontravano, direttamente o indirettamente, non offrivano una particolare interazione con il giocatore, limitandosi a ripetere un copione già scritto. Non che questo creasse un problema, considerando il fatto che la possibilità di esplorazione delle varie stazioni della metro visitate nel corso della nostra avventura erano decisamente limitate, e spesso e volentieri si era accompagnati da un npc che ci “guidava” attraverso la narrazione. Con Metro: Last Light invece, uscito nel 2013 e forte quindi dei nuovi standard settati nella scrittura della sceneggiatura dei videogame (Metro 2033 è invece del 2010) il difetto venne completamente eliminato, rendendo molto più vivo l’ambiente, creando per ogni singolo personaggio presente su schermo un pattern di dialogo vario e coerente con la storia, contribuendo a creare un senso di immersione molto profondo. Questa modifica è stata implementata anche in questo Redux, riscrivendo completamente i dialoghi dei vari personaggi che incontreremo nel corso della nostra avventura e aggiugendo anche qualche possibilità di interazione con essi.

[quote style=’1′ cite=” title=”]Fra Stealth e Action[/quote]

Il passaggio alla next gen è stato quindi un toccasana per quel che riguarda l’immersione del giocatore nel mondo che esplora. E a livello di gameplay, vero punto di forza dei due titoli originali?

Il notevole lavoro fatto sul comprato grafico (e non parlo solo dei 1080p a 60fps) ha profondamente modificato l’approccio al gameplay. Questi infatti offre due possibilità al giocatore: affrontare l’avventura come un classico fps, dove ogni nemico, umano o meno, deve essere eliminato oppure da la possibilità al giocatore di scegliere un approcio stealth, dove limitare al minimo il rumore (compreso quindi quello delle armi da fuoco) e sfruttare l’ambiente per avanzare senza farsi individuare. Questa caratteristica, già presente nei due giochi originali, viene esaltata all’ennesima potenza grazie alla versatilità nuovo motore grafico, che con una gestione delle luci, delle ombre e delle collisioni molto più convincente permette approcci stealth finora impensabili.

Il nuovo motore grafico e la nuova gestione delle luci permette approcci stealth molto più mirati che non in precedenza.

Il nuovo motore grafico e la nuova gestione delle luci permette approcci stealth molto più mirati che non in precedenza.

Ottimo il comparto audio, con una colonna sonora ridotta ai minimi termini che ci pemette di “sentire” l’ambiente che ci circonda, con i suoi rumori e i suoi “rantoli”, contribuendo a creare un senso di disagio persistente

La presenza poi nella raccolta di tutti i DLC usciti rende ancora più appetibile l’acquisto non solo da parte degli amanti del brand, ma anche da parte di quelli che non conoscendo il prodotto e alla ricerca di un’esperienza nuova (perché di questo stiamo parlando, di un mondo completamente nuovo di intendere il genere dei First Person Shooter) e decisamente appagante sia visivamente che dal punto di vista narrativo.

[quote style=’1′ cite=” title=’]In conclusione[/quote]

Metro è questo e molto di più. E ‘un luogo dove sentire le risate dei bambini morti da tempo, e le urla dei passeggeri di aerei abbattuti pochi momenti prima del loro incenerimento. E ‘un luogo dove temere sia i mutanti orribili che si aggirano nell’oscurità così come le persone stesse che incontriamo, che tuttavia rappresentano un barlume di sicurezza. E’ il flusso e riflusso, il movimento dentro e fuori dal pericolo, il panico che si sente quando il senso di oppressione ci assale anche quando si pensa di essere al sicuro, che fa di Metro Redux un viaggio allucinante e immersivo attraverso il meglio e il peggio di una società in rovina.

Videogiocatore sin da quando ha avuto facoltà di pensiero, possiede come caratteristica fondamentale avere "metallo liquido e birra" al posto del sangue nelle vene. Soffre della "Sindrome del Chitarrista" che, oltre a costringerlo a imbarazzanti esibizioni di Air Guitar in luoghi pubblici, utilizza come scusa per i suoi frequenti errori di battitura: "Ho le dita della mano sinistra che vanno più veloce del pensiero..deformazione professionale" ama dire.